mercoledì 17 aprile 2013

Conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione di don Bernardo Antonini

Con grande gioia si comunica che la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione di don Bernardo Antonini si concludera' con la S. Messa solenne presieduta dal Vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti nella Cattedrale di Verona il giorno 20 ottobre 2013.

Accompagnamo nella preghiera la preparazione di questo importante evento.

 

venerdì 28 settembre 2012

Luce del Vangelo n. 24

Tutti gli interessati a ricevere in formato elettronico l'ultimo numero di Luce del Vangelo, rivista dell'Associazione Amici di don Bernardo Antonini, possono inviare una mail al seguente indirizzo:

zanotto.luca@gmail.com

All'interno di questo numero troverete informazioni sugli eventi legati al 10mo anniversario di don Bernardo Antonini a Verona, Mosca e Karaganda, e parti di alcuni interventi.

 
Il seguente intervento è stato pronunciato il 14 aprile 2012 da Mons. Sergio Timashov, Vicario Generale dell'Arcidiocesi Romano Cattolica della Madre di Dio a Mosca, durante la conferenza dedicata al 10mo anniversario di don Bernardo che ha avuto luogo nella capitale russa.




Don Bernardo, testimone del Vangelo e di Devozione per la Chiesa
(la Chiesa di Verona a Mosca)

Cristo è risorto!
Penso che per tutti noi qui riuniti sia evidente che don Bernardo Antonini si rivelò, secondo il disegno della Provvidenza Divina, una persona del tutto particolare che giocò un inestimabile ruolo nella formazione della Chiesa Cattolica in Russia (e non solo in Russia, grazie al Seminario). Questo ruolo concerne sia la nascita e il mantenimento di determinate strutture esterne, sia quell’enorme eredità spirituale e culturale di cui fu destinato ad essere portatore e intermediario per noi qui don Bernardo. Tra la moltitudine di sacerdoti e religiosi che in quegli anni vennero in Russia per aiutare la giovane Chiesa che stava rinascendo, don Bernardo fu uno dei pochi che giunse avendo già realizzato in modo soddisfacente i suoi talenti in Patria, a Verona. Onestamente, per tutto il periodo del suo servizio in Russia (e anche in Kazakistan), oggettivamente don Bernardo si dimostrò uno dei più anziani ed esperti sacerdoti. Sebbene con un’esperienza completamente veronese. Oso proporre alcune mie riflessioni proprio sulla componente veronese di quel grande dono pastorale che ci ha lasciato don Bernardo.
I fedeli della Russia riconobbero e ravvisarono senza difficoltà i talenti eccezionali di don Bernardo e il suo enorme zelo pastorale. Ma fu per me abbastanza inattesa la scoperta della rilevanza delle tracce lasciate dal servizio di don Bernardo nella sua diocesi nativa di Verona e del profondo collegamento che rimase sempre tra di lui e la sua Chiesa di appartenenza. Sebbene don Bernardo amasse ripetere «Io ero un italiano», intendendo prima di tutto il suo profondo amore e sollecitudine per il Paese (anche i Paesi) dove il Signore lo aveva condotto, egli rimase sempre un sacerdote veronese. Questo aspetto del suo ministero e vita spirituale fu, forse, meno visibile, sebbene egli introducesse nelle sue lezioni, omelie e conversazioni costantemente ricordi ed esempi proprio di Verona. Non appena ebbi fatto personale conoscenza con la Chiesa Veronese capii che proprio la realtà della devozione di quella Chiesa, che formò don Bernardo come cristiano e sacerdote e nella quale prestò servizio a lungo, costituì il fondamento immutabile di tale grande ricchezza spirituale, teologica e culturale che lui così generosamente divise con noi. Si può affermare che la Provvidenza Divina abbia preparato don Bernardo, affinché potesse portare il suo inestimabile contributo alla rinascita della Chiesa Cattolica in Russia, anche tramite il luogo stesso della sua vocazione sacerdotale e il percorso concreto del suo ministero sacerdotale compiuto a Verona. Inoltre, avendolo sentito parlare italiano a Verona, e avendo visto l’attenzione e l’ammirazione con la quale le persone ascoltavano la sua virtuosa padronanza di linguaggio e la costruzione delle frasi, io compresi quale enorme e consapevole sacrificio egli compisse a causa della limitazione dovuta alla lingua russa, per lui straniera.
Quindi alcune parole sulla stessa Chiesa in Verona. Già alla fine del III° secolo si hanno notizie del primo vescovo di Verona, e nella seconda metà del IV° fu ottavo vescovo San Zeno di Verona, venerato in Occidente e in Oriente. Molti vescovi di Verona parteciparono a diversi concili ecclesiastici. Nell’anno 982 fu consacrato vescovo nella basilica veronese di San Zeno sant’Adalberto – Wojchek, martirizzato nell’odierno territorio della regione di Kaliningrad e della nostra Arcidiocesi. Questa è quindi una Chiesa che fin dai primi secoli della cristianità partecipò attivamente alla formazione della stessa devozione della Chiesa Universale. Allo stesso tempo, stiamo parlando di una Chiesa che nel corso della sua storia ha conosciuto anche la soppressione dei monasteri e la confisca delle chiese durante il periodo del dominio di Napoleone, e anche il lungo periodo della dominazione austriaca, durante la quale lo stato cercava di sottomettere a sé la Chiesa.
Dio rispose a queste circostanze esterne con una considerevole quantità di nuove congregazioni religiose. Nacquero proprio a Verona anche la maggior parte dei loro santi fondatori. Mi sembra che sia un aspetto importante la stessa tipologia di santità che implica proprio l’umile e coraggiosa creazione di nuove strutture ecclesiastiche secondo la volontà di Dio. Questa tipologia di santità e di risposta alle situazioni avvicina la Chiesa di Verona alla Chiesa Cattolica in Russia fino alla rivoluzione comunista. Allo stesso tempo essa si differenzia dal tipo di santità dovuta agli anni di persecuzioni comuniste: il martirio e la testimonianza. E ancora un aspetto, dovuto alla moltitudine di santi conosciuti non grazie ad antiche biografie, ma che compongono il tessuto della vita quotidiana, distanti una o due generazioni, conosciuti personalmente mentre erano ancora in vita. Evidentemente vi fu questa situazione alla base della relazione di amicizia personale di don Bernardo con i santi, che tanto colpiva noi seminaristi.  E la situazione tipica per Verona, dove anche adesso si trovano in tappe diverse alcuni processi di beatificazione, è abbastanza unica per noi: il santo non è un personaggio dei libri e delle biografie, ma un tuo conoscente personale che è stato presente nella tua vita.
La Chiesa di Verona è una Chiesa con ricchissima tradizione liturgica. È sufficiente ricordare che proprio nella Biblioteca Capitolare di Verona si conserva il codice che è fonte di una parte significativa delle preghiere dell’attuale Messale Romano. Forse anche a ciò sono legati l’amore, la venerazione, la bellezza, con i quali don Bernardo celebrava la Santa Messa. È possibile che la ricchezza del passato e del presente di una Chiesa particolare aiuti ad amare più profondamente ed in maniera più forte la Chiesa di Cristo come tale. In ogni caso è chiaro che l’amore per la Chiesa era una delle qualità caratteristiche di don Bernardo.
Questo riguarda la condizioni esterne per don Bernardo. La sua biografia concerne proprio un lungo cammino di preparazione a quelle opere che lo attendevano in Russia, e poi in Kazakistan. Nacque a Cimego, in Trentino, poi insieme alla famiglia si trasferì a Raldon (è già territorio veronese) e là andò a scuola, come leggiamo nella biografia. Proprio per questo motivo don Bernardo poteva dire con pieno fondamento «io ero italiano», come trasferitosi a Raldon divenne veronese, realizzando in sé fin dall’infanzia la condizione fondamentale del cristiano: essere pellegrino sulla terra, avendo come Patria i cieli e amando come propria Patria ogni città dove Dio lo manda a vivere. Allo stesso modo insegnava ai suoi seminaristi che il sacerdote, anche appena trasferito in una nuova parrocchia, non può parlare diversamente della città e parrocchia in cui si trova ora che come «la nostra parrocchia, la mia parrocchia». Lui non giunse in Russia da turista, e per questo «era italiano». E risalgono all’infanzia la prima conoscenza delle profezie di Fatima e l’abitudine per la preghiera (e significa anche per la riflessione) sulla lontana e sconosciuta Russia.    
Ad 11 anni entra in seminario minore (non penso che i suoi genitori lo avessero costretto), e poi anche in seminario maggiore a Verona. Lui segna questa data nel suo testamento come momento di inizio di una grazia particolare: quella dell’Eucarestia quotidiana. Quello di Verona è un grande seminario, con antiche tradizioni, come egli stesso ricordava, il 3° in tutta la Chiesa per data di fondazione. E quasi subito dopo l’ordinazione sacerdotale si palesò tutta la particolare strada del suo ministero sacerdotale: formazione ed insegnamento. Un tale incarico non viene scelto, ma semplicemente accettato in obbedienza. Don Bernardo diventa educatore nel seminario minore dove lui stesso aveva studiato. Il suo primo diploma di laurea è in lingue e letterature straniere contemporanee, e sembra già il primo passo verso la missione. Il diploma in dogmatica, più consono per un sacerdote, è solo il secondo. Poi ne segue un terzo, in Sacra Scrittura (su questo ritorneremo). Don Bernardo conosce anche il normale lavoro pastorale parrocchiale, confessa, predica, tiene catechesi nelle parrocchie, ma il suo servizio principale da quel momento e per sempre è l'insegnamento e la formazione. La diocesi di Verona è molto più grande della nostra per numero di fedeli e sacerdoti, ma un numero considerevole di sacerdoti, diocesani e religiosi, e anche di suore veronesi, fino ad oggi ricorda le sue lezioni, oltre che l'attenzione e l'amore per la Scrittura che hanno imparato da lui. Durante il recente viaggio a Verona praticamente ovunque qualcuno dei sacerdoti incontrati ricordava don Bernardo come suo professore, o qualcuna delle suore aveva assistito alle sue teleconferenze.
È evidente che il particolare amore per la Bibbia («Leggete la Bibbia giorno e notte») in qualche momento divenne la sua fiducia nella volontà di Dio. Per cui con umile tenacia e piena obbedienza attendeva il permesso del vescovo di andare a studiare all’Istituto Biblico. Don Bernardo sottolineava sempre questa obbedienza al vescovo, anche se non si era soddisfatti della sua decisione. Una delle sue citazioni preferite da san Girolamo «la non conoscenza della Scrittura è la non conoscenza di Cristo» spingeva don Bernardo ad annunciare e predicare la Sacra Scrittura a tutti e ovunque. Don Bernardo insegnava l’esegesi ai seminaristi, ai giovani sacerdoti, ai laici. Organizzava incontri e conferenze nelle parrocchie, interveniva con lezioni alla radio e alla televisione (ovviamente ecclesiali, cioè a Radio e Telepace). Don Bernardo si sforzava di diffondere questa conoscenza diretta di Cristo dalle Scritture anche là dove la stessa predicazione di Cristo in generale non si era interrotta. Questa preparazione biblica fu molto provvidenziale quando apparve la possibilità di portare la Parola di Dio là dove per qualche decennio essa poté risuonare solo clandestinamente, e cioè un’enorme quantità di persone era semplicemente privata della possibilità di udire questa Parola. 
Nel ministero dell’insegnamento di don Bernardo ci fu ancora un aspetto, tanto importante per noi. Lui non solo insegnava, ma da un determinato momento si occupò anche dell’organizzazione (perdonate questa triste parola) dello stesso processo di formazione ed educazione. Dal 1980, successivamente o contemporaneamente, don Bernardo diresse l’Istituto di formazione del clero giovane e il sistema di tutta la formazione permanente dei sacerdoti, della formazione religiosa e di educazione della diocesi. Da ciò deriva anche la capacità di organizzare lo studio e la presa di coscienza della necessità della formazione per i sacerdoti e per i laici.  
Inoltre, per molti anni don Bernardo partecipò come cappellano all’organizzazione e conduzione di molti pellegrinaggi, prima di tutto a Lourdes.
È necessario parlare ancora di un aspetto importante della sua vita spirituale, sorto probabilmente dal suo amore per la Scrittura: lo spirito della famiglia di San Paolo, ovvero il desiderio di utilizzare tutti i mezzi di comunicazione di massa per la diffusione del Vangelo. L’aspirazione a seguire il carisma del fondatore della famiglia di san Paolo, don Giacomo Alberione (un altro santo contemporaneo a don Bernardo), si unì all’amore e al suo legame per la propria Chiesa Veronese e alla sua piena obbedienza al proprio vescovo. Don Bernardo divenne membro dell’istituto secolare «Gesù Sacerdote» rimanendo interamente sacerdote diocesano. E questo spirito della famiglia paolina sviluppò in lui il desiderio per la missione, quello zelo apostolico che lo condusse nel 1991 in Russia, avendolo fatto divenire apostolo del Vangelo.  
E' evidente che l'amore per il Vangelo e il desiderio di portare la Parola di Dio ad ogni persona spinsero don Bernardo anche all'organizzazione del settimanale chiamato "Svet Evangelija" (Luce del Vangelo) e alla creazione della radio cattolica. E per di più a parlare della vita e del Vangelo con ogni tassista e compagno di viaggio in treno. L'amore per l'insegnamento e l'esperienza nell'organizzazione gli permisero di dirigere per molti anni il collegio, destinato proprio all'educazione religiosa e alla formazione dei laici. Don Bernardo si era già occupato di questo con successo a Verona.
I lunghi anni di lavoro nel seminario di Verona portarono don Bernardo alla fondazione del Seminario Maggiore, che in piena corrispondenza con la spiritualità paolina fu consacrato a Maria Regina degli Apostoli. Sebbene l'organizzazione del piano di studi del seminario cambiò molto dopo l'uscita di don Bernardo, per esperienza personale posso dire che il sistema veronese dell'organizzazione dei corsi introdotto da lui in origine fu pienamente efficace. La formazione del clero permise a don Bernardo di contribuire anche all'organizzazione degli incontri pastorali e dell'istruzione dei giovani sacerdoti. 
L'esperienza nell'organizzazione di conferenze e incontri si dimostrò necessaria, prima di tutto durante la preparazione di tutte le celebrazioni del Grande Giubileo in Russia. Senza dubbio quest’ultima la si deve a don Bernardo. Le celebrazioni giubilari interessarono letteralmente ogni parrocchia, grazie al “giorno del Giubileo”, un ininterrotto pellegrinaggio dello stesso don Bernardo per tutta la Russia, da Sakhalin a Kaliningrad. E certamente si ricordano anche gli indimenticabili pellegrinaggi che lui organizzò e consusse a Roma, Lourdes, in Terra Santa, a Fatima. 
Molto probabilmente, secondo il mio punto di vista, la spiritualità di molti santi veronesi, ben conosciuta da don Bernardo, si manifestò nell’organizzazione di sempre nuove strutture ecclesiastiche, superando difficoltà e incomprensioni, con umiltà e piena fiducia nella Provvidenza Divina.
Vorrei concludere queste rapide riflessioni con alcune parole che io stesso ritengo essere l’eredità spirituale di don Bernardo. Un’ eredità manifestatasi nelle strutture, ma prima di tutto nella sua preghiera, nelle omelie, negli incontri e conversazioni con una moltitudine di persone.
Egli è per molti laici, suore, sacerdoti, prima di tutto un padre, e lo stesso ricordo su di lui consiste senza dubbio nella riconoscenza piena di speranza, e non nel rimpianto chiuso in se stesso di un passato che non tornerà.  
E infine la stessa spiritualità di don Bernardo: l'Eucarestia, la Parola di Dio, la Provvidenza Divina, la Santissima Madre di Dio Maria, l'amore per la Chiesa e l'obbedienza.

Un ringraziamento a don Bernardo.
Grazie a voi.

Interventi

Sperando di fare cosa gradita, pubblico due interessanti interventi tenuti alle conferenze di Verona e Mosca in memoria del 10mo anniversario di don Bernardo.

Il primo è di S.E. Mons. Atanasio Schneider, vescovo ausiliario dell'Arcidiocesi Romano Cattolica della Beata Vergine Maria di Astana (Kazakistan), ed è stato pronunciato alla tavola rotonda di Verona il 22 marzo 2012. 




Eccellenza Reverendissima, carissimo Vescovo Giuseppe, carissimi fratelli e sorelle. Volevo far risuonare in quest’aula oggi una parola che don Bernardo tanto amava, che spesso ripeteva :«Sia lodato Gesù Cristo, Slava Iisusu Khristu». Una persona mi ha chiesto :«Da voi in Kazakistan la memoria di don Bernardo è viva?». Devo rispondere :«Certamente». Ho la sensazione che quanto più il tempo passa tanto più è vivo don Bernardo. Anche se è vissuto soltanto sei mesi da noi. Perché? Perché lui era un apostolo. Questa è la risposta. Per questo la sua presenza rimane così viva. Un apostolo vero. Che cosa fa un apostolo? Non tanto i lavori esterni, ma la grandezza delle cose interne, nell’anima. E la grandezza di un uomo, di un cristiano, è la interiorità, la vita dell’anima, la vita con Dio. Volevo condividere questo con voi, poiché ho avuto la possibilità di conoscere don Bernardo, così anche dal di dentro, essendo vissuto così vicino a lui. Accenno soltanto brevemente ad alcuni testi che lui ha scritto. Lui ha fatto un piano di vita spirituale per il periodo di un anno. Voleva fare questo periodo fino al luglio 2002, ma è morto nel marzo 2002. Ma ha fatto un piano di vita spirituale fino al luglio 2002. E di questo riporto qualche pensierino. Lui stesso ha scritto… Questo è l’originale che lui ha scritto, che ha lasciato in Karaganda. La prima cosa che lui scrive qui… :«L’umiltà», sì l’umiltà in latino :«Deus humilibus dat gratiam». Dio dà agli umili la grazia. :«Essere umili nei pensieri, nel parlare, nelle azioni. Vivere in pienezza con fiducia, con gioia, nei campi dell’apostolato obbedenziali», e ha sottolineato obbedenziali. :«Mai cercare onori, elogi, riconoscimenti umani, ecclesiali, etc. Accettare le contrarietà, le umiliazioni, gli insuccessi, non volontari, tutto si deve deporre nel calice, ringraziando Dio perchè mi ha procurato questo. Cercare qualche umiliazione». Questo dunque il programma dell’ultimo periodo della sua vita. Poi la parte mistica: :«abbandono filiale in Dio, e nelle braccia, nel cuore della mamma, qui sarò nel mio futuro. Dio ci pensa, mi ama, Deus providetis, come andrà». Poi :«le pratiche di pietà quotidiane», ecco, :«soprattutto in Seminario», e, terzo, :«la Santissima Eucaristia fonte ultima della mia vita spirituale, liturgica, pastorale, e formativa in Seminario. Concretamente, Santa Messa, Santa Comunione, Adorazione Eucaristica Quotidiana», e ha fatto la citazione di don Lamera, sacerdote dell’Istituto Paolino, :«L’amore vero» ha sottolineato vero :«l’amore vero per le anime è trasfuso nel sacerdote di Gesù Eucarestia». E poi i punti forti, quattro punti forti: :«pregare spesso la preghiera sacerdotale di Gesù, pastorale di santificazione del nuovo millennio, esame di coscienza quotidiano, Santa Confessione possibilmente quotidiana». :«Il fine della mia vita», il fine della mia vita dice, :«per la gioia della Santissima Trinità, per la venuta del Regno, per il cammino di santificazione quotidiano col Credo intensivo». :«La mia vita è breve cum Mater Ecclaesiae per grata Maria Theodocos Bogoroditsa» in russo. Questo il suo piano di vita. E poi volevo aggiungere questo, che la forza di don Bernardo era l’interiorità, come voi potete adesso ascoltare. Anche io ne ero testimone. Don Bernardo era nel suo intimo un bambino, e realmente viveva questa parola di Gesù :«Se voi non vi convertite e diventate bambini non potete entrare, non potete entrare, nel Regno dei Cieli». Io avevo il privilegio di essere il suo confessore negli ultimi sei mesi della sua vita, e mi ricordo questa sua ultima confessione, non dico la confessione, ma le circostanze esteriori. Tre ore prima della sua morte io l’ho condotto alla sua stanza. Non pensavo che lui morirà tra tre ore. E lui era così stanco, così stanco già, che gli ho detto :«Don Bernardo, mi faccia la carità, vada subito a letto». Lui disse :«Per carità. Ascolti ancora la mia confessione». Acconsentii e lui prima della confessione mi ha chiesto :«Scusi, mi scusi perché non posso confessarmi inginocchiato, sono troppo stanco». Gli ho detto :«Ma certamente, può confessarsi seduto. Certo». Lui si confessava sempre come un bambino, inginocchiato, con le mani poste come un piccolo bambino. Era toccante vederlo. Quest’ultima confessione, seduto e con le mani giunte, l’ha fatto così, con questa edificazione. Questa è la grandezza, mi sembra, di un vero apostolo, essere bambino di Dio. E un’altra cosa che volevo aggiungere sull’ecumenismo. Recentemente abbiamo avuto un simposio a Karaganda, simile a quello odierno, in onore del decimo anniversario di don Bernardo, il 4 marzo. Vi hanno partecipato tutti i vescovi dell’Asia Centrale, con presente il Nunzio. Una donna, che è insegnante di latino in seminario, che anche conosceva da tanto tempo don Bernardo, e che è di origine mussulmana, ma è diventata cattolica, ha pubblicamente reso la sua testimonianza. A chi deve la sua fede cattolica, essendo di famiglia mussulmana. Un giorno, prima della morte di don Bernardo, questa signorina ha visitato don Bernardo nella sua stanza, per cortesia, e quando l’ha udita don Bernardo ha detto alcune parole semplici. Come sempre lui era ardente di Cristo, l’unico Salvatore. Avendo davanti a sè questa donna, lui, ben sapendo che non era cristiana, l ha detto con un sorriso, congedandosi, :«le auguro i doni dello Spirito Santo», le auguro i doni dello Spirito. Queste parole sono così rimaste nel cuore di questa donna che, dopo la morte di don Bernardo, sempre le risuonavano nella sua anima, ed era convinta che questo fosse un appello di Dio, di diventare cattolica. Poi si è avvicinata a me chiedendomi di battezzarla. Io l’ho battezzata con il suo piccolo figlio. E prima del battesimo le ho chiesto :«Che nome lei ha scelto per il suo battesimo?». Mi ha risposto :«Teresa Benedetta della Croce». :«E che nome ha scelto per il suo piccolo figlio?», aveva cinque anni, un ragazzino. Rispose :«Pio da Pietralcina», da padre Pio. Così una piccola, diciamo, opera missionaria di don Bernardo, ecumenica, se volete. Un altro episodio piuttosto bello, al quale io ero presente. Sono andato con don Bernardo in una località vicina a Karaganda, alla fine del mese del Ramadan, per congratulare i mussulmani. Prima del momento conviviale con loro c’è stato un momento durante il quale noi eravamo seduti su una panca in mezzo ai fedeli mussulmani. Subito don Bernardo mi ha detto :«Senti, io non ho ancora pregato le lodi del breviario». Lui ha preso e aperto il suo breviario, cominciando a pregare le lodi, sotto voce nel mezzo dei fedeli mussulmani, con tanta serenità e gioia. E poi, quando siamo stati a casa, lui mi ha detto :«Senti, io ho provato tanta gioia per aver avuto la possibilità di adorare Cristo nel mezzo dei mussulmani». Non ha detto Dio, ma Cristo, perché anche i mussulmani adorano Dio, ma non Cristo, e questo don Bernardo me lo ha raccontato con tanta gioia. Questo è un vero apostolo. Questo è un vero apostolo. E scrive un'altra cosa. Lui ha scritto una delle ultime annotazioni per il suo testamento. Che cosa lui voleva che si scrivesse sulla sua tomba. Forse lo sapete, ma ripeto. Scriveva :«Voglio che si scriva sulla tomba, in lettere latine, Vixit in Christo, in Resurretione Christi. Sacerdos Bernardus Antonini». E poi, ultima correzione, ha corretto vixit, con vivit, adesso vive in Cristo, in Resurretione Christi. E lo stesso diceva anche a me e ai nostri seminaristi a Karaganda :«Dobbiamo essere uomini pasquali, dobbiamo avere una faccia pasquale». E così io penso che questo è un bel messaggio di don Bernardo per noi, di essere uomini pasquali ma con questa interiorità di un grande amore, di una passione per Cristo Salvatore del Mondo. Grazie.   



lunedì 2 luglio 2012

A Verona, nei giorni 22 - 24 marzo 2012, è stato celebrato il ricordo del decimo anniversario della morte di don Bernardo. 
Pubblichiamo in questo post e nei successivi alcuni interventi, tenuti in particolare durante la tavola rotonda del 23 marzo all'Istituto "Lavinia Mondin" in Verona.



sabato 30 giugno 2012

E' nato il blog di don Bernardo!

Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!

Salve a tutti!

Nasce oggi, 30 giugno 2012, festa dei Santi Protomartiri di Roma, il blog dedicato al Servo di Dio don Bernardo Antonini. 

Questo vuole essere uno strumento per favorire la conoscenza della figura del grande Pastore, e contribuire al suo processo di Beatificazione e Canonizzazione iniziato dalla Diocesi di Verona nel febbraio 2009.

Buona navigazione a tutti!

Luca