Sperando di fare cosa gradita, pubblico due interessanti interventi tenuti alle conferenze di Verona e Mosca in memoria del 10mo anniversario di don Bernardo.
Il primo è di S.E. Mons. Atanasio Schneider, vescovo ausiliario dell'Arcidiocesi Romano Cattolica della Beata Vergine Maria di Astana (Kazakistan), ed è stato pronunciato alla tavola rotonda di Verona il 22 marzo 2012.
Eccellenza Reverendissima,
carissimo Vescovo Giuseppe, carissimi fratelli e sorelle. Volevo far risuonare
in quest’aula oggi una parola che don Bernardo tanto amava, che spesso ripeteva
:«Sia lodato Gesù Cristo, Slava Iisusu Khristu». Una persona mi ha chiesto :«Da
voi in Kazakistan la memoria di don Bernardo è viva?». Devo rispondere :«Certamente».
Ho la sensazione che quanto più il tempo passa tanto più è vivo don Bernardo.
Anche se è vissuto soltanto sei mesi da noi. Perché? Perché lui era un
apostolo. Questa è la risposta. Per questo la sua presenza rimane così viva. Un
apostolo vero. Che cosa fa un apostolo? Non tanto i lavori esterni, ma la
grandezza delle cose interne, nell’anima. E la grandezza di un uomo, di un
cristiano, è la interiorità, la vita dell’anima, la vita con Dio. Volevo
condividere questo con voi, poiché ho avuto la possibilità di conoscere don
Bernardo, così anche dal di dentro, essendo vissuto così vicino a lui. Accenno
soltanto brevemente ad alcuni testi che lui ha scritto. Lui ha fatto un piano
di vita spirituale per il periodo di un anno. Voleva fare questo periodo fino
al luglio 2002, ma è morto nel marzo 2002. Ma ha fatto un piano di vita
spirituale fino al luglio 2002. E di questo riporto qualche pensierino. Lui
stesso ha scritto… Questo è l’originale che lui ha scritto, che ha lasciato in
Karaganda. La prima cosa che lui scrive qui… :«L’umiltà», sì l’umiltà in latino
:«Deus humilibus dat gratiam». Dio dà
agli umili la grazia. :«Essere umili nei pensieri, nel parlare, nelle azioni.
Vivere in pienezza con fiducia, con gioia, nei campi dell’apostolato
obbedenziali», e ha sottolineato obbedenziali. :«Mai cercare onori, elogi,
riconoscimenti umani, ecclesiali, etc. Accettare le contrarietà, le
umiliazioni, gli insuccessi, non volontari, tutto si deve deporre nel calice,
ringraziando Dio perchè mi ha procurato questo. Cercare qualche umiliazione».
Questo dunque il programma dell’ultimo periodo della sua vita. Poi la parte
mistica: :«abbandono filiale in Dio, e nelle braccia, nel cuore della mamma,
qui sarò nel mio futuro. Dio ci pensa, mi ama, Deus providetis, come andrà». Poi :«le pratiche di pietà quotidiane»,
ecco, :«soprattutto in Seminario», e, terzo, :«la Santissima Eucaristia
fonte ultima della mia vita spirituale, liturgica, pastorale, e formativa in
Seminario. Concretamente, Santa Messa, Santa Comunione, Adorazione Eucaristica
Quotidiana», e ha fatto la citazione di don Lamera, sacerdote dell’Istituto
Paolino, :«L’amore vero» ha sottolineato vero :«l’amore vero per le anime è trasfuso
nel sacerdote di Gesù Eucarestia». E poi i punti forti, quattro punti forti: :«pregare
spesso la preghiera sacerdotale di Gesù, pastorale di santificazione del nuovo
millennio, esame di coscienza quotidiano, Santa Confessione possibilmente
quotidiana». :«Il fine della mia vita», il fine della mia vita dice, :«per la
gioia della Santissima Trinità, per la venuta del Regno, per il cammino di santificazione
quotidiano col Credo intensivo». :«La mia vita è breve cum Mater Ecclaesiae per grata Maria Theodocos Bogoroditsa» in
russo. Questo il suo piano di vita. E poi volevo aggiungere questo, che la
forza di don Bernardo era l’interiorità, come voi potete adesso ascoltare.
Anche io ne ero testimone. Don Bernardo era nel suo intimo un bambino, e
realmente viveva questa parola di Gesù :«Se voi non vi convertite e diventate
bambini non potete entrare, non potete entrare, nel Regno dei Cieli». Io avevo
il privilegio di essere il suo confessore negli ultimi sei mesi della sua vita,
e mi ricordo questa sua ultima confessione, non dico la confessione, ma le
circostanze esteriori. Tre ore prima della sua morte io l’ho condotto alla sua
stanza. Non pensavo che lui morirà tra tre ore. E lui era così stanco, così
stanco già, che gli ho detto :«Don Bernardo, mi faccia la carità, vada subito a
letto». Lui disse :«Per carità. Ascolti ancora la mia confessione». Acconsentii
e lui prima della confessione mi ha chiesto :«Scusi, mi scusi perché non posso
confessarmi inginocchiato, sono troppo stanco». Gli ho detto :«Ma certamente,
può confessarsi seduto. Certo». Lui si confessava sempre come un bambino,
inginocchiato, con le mani poste come un piccolo bambino. Era toccante vederlo.
Quest’ultima confessione, seduto e con le mani giunte, l’ha fatto così, con questa
edificazione. Questa è la grandezza, mi sembra, di un vero apostolo, essere
bambino di Dio. E un’altra cosa che volevo aggiungere sull’ecumenismo.
Recentemente abbiamo avuto un simposio a Karaganda, simile a quello odierno, in
onore del decimo anniversario di don Bernardo, il 4 marzo. Vi hanno partecipato
tutti i vescovi dell’Asia Centrale, con presente il Nunzio. Una donna, che è
insegnante di latino in seminario, che anche conosceva da tanto tempo don
Bernardo, e che è di origine mussulmana, ma è diventata cattolica, ha
pubblicamente reso la sua testimonianza. A chi deve la sua fede cattolica,
essendo di famiglia mussulmana. Un giorno, prima della morte di don Bernardo,
questa signorina ha visitato don Bernardo nella sua stanza, per cortesia, e
quando l’ha udita don Bernardo ha detto alcune parole semplici. Come sempre lui
era ardente di Cristo, l’unico Salvatore. Avendo davanti a sè questa donna,
lui, ben sapendo che non era cristiana, l ha detto con un sorriso,
congedandosi, :«le auguro i doni dello Spirito Santo», le auguro i doni dello
Spirito. Queste parole sono così rimaste nel cuore di questa donna che, dopo la
morte di don Bernardo, sempre le risuonavano nella sua anima, ed era convinta
che questo fosse un appello di Dio, di diventare cattolica. Poi si è avvicinata
a me chiedendomi di battezzarla. Io l’ho battezzata con il suo piccolo figlio.
E prima del battesimo le ho chiesto :«Che nome lei ha scelto per il suo
battesimo?». Mi ha risposto :«Teresa Benedetta della Croce». :«E che nome ha
scelto per il suo piccolo figlio?», aveva cinque anni, un ragazzino. Rispose :«Pio
da Pietralcina», da padre Pio. Così una piccola, diciamo, opera missionaria di
don Bernardo, ecumenica, se volete. Un altro episodio piuttosto bello, al quale
io ero presente. Sono andato con don Bernardo in una località vicina a
Karaganda, alla fine del mese del Ramadan, per congratulare i mussulmani. Prima
del momento conviviale con loro c’è stato un momento durante il quale noi
eravamo seduti su una panca in mezzo ai fedeli mussulmani. Subito don Bernardo
mi ha detto :«Senti, io non ho ancora pregato le lodi del breviario». Lui ha
preso e aperto il suo breviario, cominciando a pregare le lodi, sotto voce nel
mezzo dei fedeli mussulmani, con tanta serenità e gioia. E poi, quando siamo
stati a casa, lui mi ha detto :«Senti, io ho provato tanta gioia per aver avuto
la possibilità di adorare Cristo nel mezzo dei mussulmani». Non ha detto Dio,
ma Cristo, perché anche i mussulmani adorano Dio, ma non Cristo, e questo don
Bernardo me lo ha raccontato con tanta gioia. Questo è un vero apostolo. Questo
è un vero apostolo. E scrive un'altra cosa. Lui ha scritto una delle ultime
annotazioni per il suo testamento. Che cosa lui voleva che si scrivesse sulla
sua tomba. Forse lo sapete, ma ripeto. Scriveva :«Voglio che si scriva sulla
tomba, in lettere latine, Vixit in
Christo, in Resurretione Christi. Sacerdos Bernardus Antonini». E poi,
ultima correzione, ha corretto vixit,
con vivit, adesso vive in Cristo, in Resurretione Christi. E lo stesso diceva
anche a me e ai nostri seminaristi a Karaganda :«Dobbiamo essere uomini
pasquali, dobbiamo avere una faccia pasquale». E così io penso che questo è un
bel messaggio di don Bernardo per noi, di essere uomini pasquali ma con questa interiorità
di un grande amore, di una passione per Cristo Salvatore del Mondo. Grazie.
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