Il seguente intervento è stato pronunciato il 14 aprile 2012 da Mons. Sergio Timashov, Vicario Generale dell'Arcidiocesi Romano Cattolica della Madre di Dio a Mosca, durante la conferenza dedicata al 10mo anniversario di don Bernardo che ha avuto luogo nella capitale russa.
Don
Bernardo, testimone del Vangelo e di Devozione per la Chiesa
(la Chiesa di Verona a Mosca)
Cristo è risorto!
Penso che per tutti noi qui riuniti sia evidente che don Bernardo Antonini
si rivelò, secondo il disegno della Provvidenza Divina, una persona del tutto
particolare che giocò un inestimabile ruolo nella formazione della Chiesa
Cattolica in Russia (e non solo in Russia, grazie al Seminario). Questo ruolo
concerne sia la nascita e il mantenimento di determinate strutture esterne, sia
quell’enorme eredità spirituale e culturale di cui fu destinato ad essere
portatore e intermediario per noi qui don Bernardo. Tra la moltitudine di
sacerdoti e religiosi che in quegli anni vennero in Russia per aiutare la
giovane Chiesa che stava rinascendo, don Bernardo fu uno dei pochi che giunse
avendo già realizzato in modo soddisfacente i suoi talenti in Patria, a Verona.
Onestamente, per tutto il periodo del suo servizio in Russia (e anche in
Kazakistan), oggettivamente don Bernardo si dimostrò uno dei più anziani ed
esperti sacerdoti. Sebbene con un’esperienza completamente veronese. Oso
proporre alcune mie riflessioni proprio sulla componente veronese di quel
grande dono pastorale che ci ha lasciato don Bernardo.
I fedeli della Russia riconobbero e ravvisarono senza difficoltà i talenti
eccezionali di don Bernardo e il suo enorme zelo pastorale. Ma fu per me
abbastanza inattesa la scoperta della rilevanza delle tracce lasciate dal
servizio di don Bernardo nella sua diocesi nativa di Verona e del profondo
collegamento che rimase sempre tra di lui e la sua Chiesa di appartenenza.
Sebbene don Bernardo amasse ripetere «Io ero un italiano», intendendo prima di
tutto il suo profondo amore e sollecitudine per il Paese (anche i Paesi) dove
il Signore lo aveva condotto, egli rimase sempre un sacerdote veronese. Questo
aspetto del suo ministero e vita spirituale fu, forse, meno visibile, sebbene
egli introducesse nelle sue lezioni, omelie e conversazioni costantemente
ricordi ed esempi proprio di Verona. Non appena ebbi fatto personale conoscenza
con la Chiesa Veronese
capii che proprio la realtà della devozione di quella Chiesa, che formò don
Bernardo come cristiano e sacerdote e nella quale prestò servizio a lungo,
costituì il fondamento immutabile di tale grande ricchezza spirituale, teologica
e culturale che lui così generosamente divise con noi. Si può affermare che la Provvidenza Divina
abbia preparato don Bernardo, affinché potesse portare il suo inestimabile
contributo alla rinascita della Chiesa Cattolica in Russia, anche tramite il
luogo stesso della sua vocazione sacerdotale e il percorso concreto del suo
ministero sacerdotale compiuto a Verona. Inoltre, avendolo sentito parlare
italiano a Verona, e avendo visto l’attenzione e l’ammirazione con la quale le
persone ascoltavano la sua virtuosa padronanza di linguaggio e la costruzione
delle frasi, io compresi quale enorme e consapevole sacrificio egli compisse a
causa della limitazione dovuta alla lingua russa, per lui straniera.
Quindi alcune parole sulla stessa Chiesa in Verona. Già alla fine del III°
secolo si hanno notizie del primo vescovo di Verona, e nella seconda metà del
IV° fu ottavo vescovo San Zeno di Verona, venerato in Occidente e in Oriente.
Molti vescovi di Verona parteciparono a diversi concili ecclesiastici.
Nell’anno 982 fu consacrato vescovo nella basilica veronese di San Zeno
sant’Adalberto – Wojchek, martirizzato nell’odierno territorio della regione di
Kaliningrad e della nostra Arcidiocesi. Questa è quindi una Chiesa che fin dai
primi secoli della cristianità partecipò attivamente alla formazione della
stessa devozione della Chiesa Universale. Allo stesso tempo, stiamo parlando di
una Chiesa che nel corso della sua storia ha conosciuto anche la soppressione
dei monasteri e la confisca delle chiese durante il periodo del dominio di
Napoleone, e anche il lungo periodo della dominazione austriaca, durante la
quale lo stato cercava di sottomettere a sé la Chiesa.
Dio rispose a queste circostanze esterne con una considerevole quantità di
nuove congregazioni religiose. Nacquero proprio a Verona anche la maggior parte
dei loro santi fondatori. Mi sembra che sia un aspetto importante la stessa
tipologia di santità che implica proprio l’umile e coraggiosa creazione di
nuove strutture ecclesiastiche secondo la volontà di Dio. Questa tipologia di
santità e di risposta alle situazioni avvicina la Chiesa di Verona alla
Chiesa Cattolica in Russia fino alla rivoluzione comunista. Allo stesso tempo
essa si differenzia dal tipo di santità dovuta agli anni di persecuzioni
comuniste: il martirio e la testimonianza. E ancora un aspetto, dovuto alla
moltitudine di santi conosciuti non grazie ad antiche biografie, ma che
compongono il tessuto della vita quotidiana, distanti una o due generazioni,
conosciuti personalmente mentre erano ancora in vita. Evidentemente vi fu
questa situazione alla base della relazione di amicizia personale di don
Bernardo con i santi, che tanto colpiva noi seminaristi. E la situazione tipica per Verona, dove anche
adesso si trovano in tappe diverse alcuni processi di beatificazione, è
abbastanza unica per noi: il santo non è un personaggio dei libri e delle
biografie, ma un tuo conoscente personale che è stato presente nella tua vita.
La Chiesa di
Verona è una Chiesa con ricchissima tradizione liturgica. È sufficiente
ricordare che proprio nella Biblioteca Capitolare di Verona si conserva il
codice che è fonte di una parte significativa delle preghiere dell’attuale
Messale Romano. Forse anche a ciò sono legati l’amore, la venerazione, la
bellezza, con i quali don Bernardo celebrava la Santa Messa. È possibile che la
ricchezza del passato e del presente di una Chiesa particolare aiuti ad amare
più profondamente ed in maniera più forte la Chiesa di Cristo come tale. In ogni caso è chiaro
che l’amore per la Chiesa
era una delle qualità caratteristiche di don Bernardo.
Questo riguarda la condizioni esterne per don Bernardo. La sua biografia
concerne proprio un lungo cammino di preparazione a quelle opere che lo
attendevano in Russia, e poi in Kazakistan. Nacque a Cimego, in Trentino, poi
insieme alla famiglia si trasferì a Raldon (è già territorio veronese) e là
andò a scuola, come leggiamo nella biografia. Proprio per questo motivo don
Bernardo poteva dire con pieno fondamento «io ero italiano», come trasferitosi
a Raldon divenne veronese, realizzando in sé fin dall’infanzia la condizione
fondamentale del cristiano: essere pellegrino sulla terra, avendo come Patria i
cieli e amando come propria Patria ogni città dove Dio lo manda a vivere. Allo
stesso modo insegnava ai suoi seminaristi che il sacerdote, anche appena
trasferito in una nuova parrocchia, non può parlare diversamente della città e
parrocchia in cui si trova ora che come «la nostra parrocchia, la mia
parrocchia». Lui non giunse in Russia da turista, e per questo «era italiano».
E risalgono all’infanzia la prima conoscenza delle profezie di Fatima e
l’abitudine per la preghiera (e significa anche per la riflessione) sulla
lontana e sconosciuta Russia.
Ad 11 anni entra in seminario minore (non penso che i suoi genitori lo
avessero costretto), e poi anche in seminario maggiore a Verona. Lui segna
questa data nel suo testamento come momento di inizio di una grazia
particolare: quella dell’Eucarestia quotidiana. Quello di Verona è un grande
seminario, con antiche tradizioni, come egli stesso ricordava, il 3° in tutta la Chiesa per data di
fondazione. E quasi subito dopo l’ordinazione sacerdotale si palesò tutta la
particolare strada del suo ministero sacerdotale: formazione ed insegnamento.
Un tale incarico non viene scelto, ma semplicemente accettato in obbedienza. Don Bernardo diventa educatore nel seminario minore dove lui stesso aveva
studiato. Il suo primo diploma di laurea è in lingue e letterature straniere
contemporanee, e sembra già il primo passo verso la missione. Il diploma in
dogmatica, più consono per un sacerdote, è solo il secondo. Poi ne segue un
terzo, in Sacra Scrittura (su questo ritorneremo). Don Bernardo conosce anche
il normale lavoro pastorale parrocchiale, confessa, predica, tiene catechesi
nelle parrocchie, ma il suo servizio principale da quel momento e per sempre è
l'insegnamento e la formazione. La diocesi di Verona è molto più grande della
nostra per numero di fedeli e sacerdoti, ma un numero considerevole di
sacerdoti, diocesani e religiosi, e anche di suore veronesi, fino ad oggi
ricorda le sue lezioni, oltre che l'attenzione e l'amore per la Scrittura che hanno imparato
da lui. Durante il recente viaggio a Verona praticamente ovunque qualcuno dei
sacerdoti incontrati ricordava don Bernardo come suo professore, o qualcuna
delle suore aveva assistito alle sue teleconferenze.
È evidente che il particolare amore per la Bibbia («Leggete la Bibbia giorno e notte») in
qualche momento divenne la sua fiducia nella volontà di Dio. Per cui con umile
tenacia e piena obbedienza attendeva il permesso del vescovo di andare a
studiare all’Istituto Biblico. Don Bernardo sottolineava sempre questa
obbedienza al vescovo, anche se non si era soddisfatti della sua decisione. Una
delle sue citazioni preferite da san Girolamo «la non conoscenza della Scrittura è la non
conoscenza di Cristo» spingeva don Bernardo ad annunciare e predicare la Sacra Scrittura a tutti e
ovunque. Don Bernardo insegnava l’esegesi ai seminaristi, ai giovani sacerdoti,
ai laici. Organizzava incontri e conferenze nelle parrocchie, interveniva con
lezioni alla radio e alla televisione (ovviamente ecclesiali, cioè a Radio e
Telepace). Don Bernardo si sforzava di diffondere questa conoscenza diretta di
Cristo dalle Scritture anche là dove la stessa predicazione di Cristo in
generale non si era interrotta. Questa preparazione biblica fu molto
provvidenziale quando apparve la possibilità di portare la Parola di Dio là dove per
qualche decennio essa poté risuonare solo clandestinamente, e cioè un’enorme
quantità di persone era semplicemente privata della possibilità di udire questa
Parola.
Nel ministero dell’insegnamento di don Bernardo ci fu ancora un aspetto,
tanto importante per noi. Lui non solo insegnava, ma da un determinato momento
si occupò anche dell’organizzazione (perdonate questa triste parola) dello
stesso processo di formazione ed educazione. Dal 1980, successivamente o
contemporaneamente, don Bernardo diresse l’Istituto di formazione del clero
giovane e il sistema di tutta la formazione permanente dei sacerdoti, della
formazione religiosa e di educazione della diocesi. Da ciò deriva anche la
capacità di organizzare lo studio e la presa di coscienza della necessità della
formazione per i sacerdoti e per i laici.
Inoltre, per molti anni don Bernardo partecipò come cappellano
all’organizzazione e conduzione di molti pellegrinaggi, prima di tutto a
Lourdes.
È necessario parlare ancora di un aspetto importante della sua vita
spirituale, sorto probabilmente dal suo amore per la Scrittura: lo spirito
della famiglia di San Paolo, ovvero il desiderio di utilizzare tutti i mezzi di
comunicazione di massa per la diffusione del Vangelo. L’aspirazione a seguire
il carisma del fondatore della famiglia di san Paolo, don Giacomo Alberione (un
altro santo contemporaneo a don Bernardo), si unì all’amore e al suo legame per
la propria Chiesa Veronese e alla sua piena obbedienza al proprio vescovo. Don
Bernardo divenne membro dell’istituto secolare «Gesù Sacerdote» rimanendo
interamente sacerdote diocesano. E questo spirito della famiglia paolina
sviluppò in lui il desiderio per la missione, quello zelo apostolico che lo
condusse nel 1991 in
Russia, avendolo fatto divenire apostolo del Vangelo.
E'
evidente che l'amore per il Vangelo e il desiderio di portare la Parola di Dio ad ogni
persona spinsero don Bernardo anche all'organizzazione del settimanale chiamato
"Svet Evangelija" (Luce del Vangelo) e alla creazione della radio
cattolica. E per di più a parlare della vita e del Vangelo con ogni tassista e
compagno di viaggio in treno. L'amore per l'insegnamento e l'esperienza
nell'organizzazione gli permisero di dirigere per molti anni il collegio,
destinato proprio all'educazione religiosa e alla formazione dei laici. Don
Bernardo si era già occupato di questo con successo a Verona.
I
lunghi anni di lavoro nel seminario di Verona portarono don Bernardo alla
fondazione del Seminario Maggiore, che in piena corrispondenza con la
spiritualità paolina fu consacrato a Maria Regina degli Apostoli. Sebbene
l'organizzazione del piano di studi del seminario cambiò molto dopo l'uscita di
don Bernardo, per esperienza personale posso dire che il sistema veronese
dell'organizzazione dei corsi introdotto da lui in origine fu pienamente
efficace. La formazione del clero permise a don Bernardo di contribuire anche
all'organizzazione degli incontri pastorali e dell'istruzione dei giovani
sacerdoti.
L'esperienza nell'organizzazione di conferenze
e incontri si dimostrò necessaria, prima di tutto durante la preparazione di
tutte le celebrazioni del Grande Giubileo in Russia. Senza dubbio quest’ultima
la si deve a don Bernardo. Le celebrazioni giubilari interessarono
letteralmente ogni parrocchia, grazie al “giorno del Giubileo”, un ininterrotto
pellegrinaggio dello stesso don Bernardo per tutta la Russia, da Sakhalin a
Kaliningrad. E certamente si ricordano anche gli indimenticabili pellegrinaggi
che lui organizzò e consusse a Roma, Lourdes, in Terra Santa, a Fatima.
Molto probabilmente, secondo il mio punto di
vista, la spiritualità di molti santi veronesi, ben conosciuta da don Bernardo,
si manifestò nell’organizzazione di sempre nuove strutture ecclesiastiche,
superando difficoltà e incomprensioni, con umiltà e piena fiducia nella
Provvidenza Divina.
Vorrei concludere queste rapide riflessioni con alcune parole che io
stesso ritengo essere l’eredità spirituale di don Bernardo. Un’ eredità
manifestatasi nelle strutture, ma prima di tutto nella sua preghiera, nelle
omelie, negli incontri e conversazioni con una moltitudine di persone.
Egli è per molti laici, suore, sacerdoti, prima di tutto un padre, e lo
stesso ricordo su di lui consiste senza dubbio nella riconoscenza piena di
speranza, e non nel rimpianto chiuso in se stesso di un passato che non
tornerà.
E infine la stessa spiritualità di don Bernardo: l'Eucarestia, la Parola di Dio, la Provvidenza Divina,
la Santissima Madre
di Dio Maria, l'amore per la
Chiesa e l'obbedienza.
Un ringraziamento a don Bernardo.
Grazie a voi.